La pizzica appartiene a quel filone di danze tipiche dell’Italia meridionale dalle origini molto antiche, nati come pratiche relative al culto ed alla venerazione del dio Dioniso.
La prima ipotesi che vede le persone morse da una tarantola essere in grado di guarire ballando, risale al cosiddetto dionisimo; si deve pensare che il Salento era una terra costantemente sotto l’influenza della Grecia e che, ancora oggi, ospita una comunità di minoranza linguistica detta Grecìa salentina.
Questo dio anticamente era molto presente nell’Italia meridionale ed in particolare nella penisola salentina. Moriva ogni inverno per rinascere in primavera, quando durante i festeggiamenti in onore del dio le popolazioni si lasciavano andare pubblicamente a comportamenti sfrenati e licenziosi, aiutati dal vino (Dioniso a Roma era identificato appunto con Bacco) e a questi balli.
Il periodo d’insorgenza del male nelle popolazioni, andava da maggio ad agosto, cioè nel periodo del ciclo della primavera e del raccolto; anticamente si riteneva che proprio in questo periodo le donne, che nelle campagne raccoglievano le spighe da terra, fossero le più facilmente attaccabili dal morso della tarantola. In questo contesto si colloca la presenza del dio Dioniso nel Salento.
Per i greci Dioniso era il dio del vino che insegnò ai mortali la viticoltura e la vinificazione; sposo della dea egiziana Iside, con lei si dedicò ad un’importante opera di civilizzazione: insegnare all’uomo a coltivare la vite mettendo fine all’antropofagia che affliggeva il popolo affamato.
Figlio di Zeus, unico dio che ha una madre mortale, Dioniso venne spesso raffigurato anche come dio della vegetazione, con un corno per bere.
Col tempo, Dioniso divenne famoso anche come dio del benessere e della civiltà e come dio della gioia e dell’allegria. Gli si attribuiva l’arte divinatoria e la proprietà di guarire i mali.
Dioniso oltre che all’uva è anche legato alle olive e alla frutta, come ricorda la leggenda secondo la quale si innamorò di Arianna, figlia del tiranno di Creta e la trasformò in una dea donandole in dote un bel bagaglio di frutta, uva, fichi, olive.
La pizzica quindi in principio, era un vero e proprio rito pagano legato al culto greco del dio Dioniso, dio liberatore dell’energia vitale.
L’uso dei racconti del passato è d’obbligo per spiegare i rapporti tra il dio e la pizzica: dopo il morso della tarantola, la persona cadeva in uno stato di inerzia dal quale riusciva a risvegliarla solo la musica; la persona danzava e musicisti specializzati per lei suonavano fino a quando non riusciva a annullare l’effetto del veleno e intanto danzava, si faceva ragno, lo imitava, strisciava al suolo o camminava carponi, s’arrampicava, saltava, liberandosi e sfrenandosi, occupando un proprio spazio da protagonista, anche attraverso la malattia.
Molte scuole di danza ancora oggi dedicano un’attenzione particolare alla pizzica e al dio Dioniso, con corsi quotidiani accompagnati dal tamburello dal vivo, per tutti i livelli compresi corsi specifici per bambini, e stages di ritmica della pizzica, di pedagogia della pizzica, di formazione per insegnanti, di teoria della pizzica, del canto della pizzica. E delle leggende su Dioniso, dio dell’irrazionalità e dell’ebbrezza.