La pizzica, il vino e il tamburello.

L’ascolto e il ballo delle musiche tradizionali, legate al mondo contadino e rurale, viene spesso relegato alla funzione di colonna sonora della festa popolare, negandogli il suo fondamentale ruolo nel patrimonio culturale del Salento.

La pizzica regala invece scoperte e sorprese offrendo una concezione finalmente reale di questo ballo e della sua musica terapeutica, come pure del decisivo ruolo simbolico e religioso del vino nella civiltà mediterranea.

La “pizzica” nasce come ballo “curativo” del morso inferto dalla tarantola alle persone che durante la primavera si recavano nei campi per il raccolto. In questo perido numerosi erano i morsi delle tarantole, e per guarirne c’era solo una soluzione.
Il dio Dioniso, raffigurato con un’ampolla in mano per bere, era il dio del vino che insegnò ai mortali la viticoltura e la vinificazione. Il dio si credeva che morisse ogni inverno per rinascere in primavera, quando le popolazioni si lasciavano andare a comportamenti sfrenati, durante le feste dedicate al dio stesso.

Pizzica e vino dunque hanno un rapporto molto stretto, intenso ed irruente, quasi indissolubile, accompagnato dal suono del tamburello che con il suo ritmo e le sue particolarissime armonie contribuiva a sanare i malati.
Il canto su tamburello ha una tecnica che tende ad accordarsi non solo con le proprie capacità canore ma, in alcuni casi, anche con il tamburello con cui si accompagna il canto. Il canto per guarire, allora, era altrettanto importante potendo ammette anche variazioni di tono che fanno parte integrante del repertorio di alcuni cantori.
Anche le parole pronunciate erano importanti: le parti in dialetto delle canzoni della pizzica, presentano testi verbali molto lunghi che variano da paese a paese in Salento. Di solito essi narrano di passioni d’amore, arricchendo la trama con episodi secondari di grande efficacia simbolica. Assai diffusi sono i testi che trattano il dolore provocato da amori non corrisposti e quelli che descrivono le pene dell’amore, temi spesso di incerta provenienza.

Pizzica, vino e tamburello dunque sono così strettamente legati che anche durante le manifestazioni fuori dalla Puglia rappresentano tre elementi indissolubili. Ogni anno a Zurigo si tiene la cosiddetta “settimana pugliese Svizzera” organizzata dalla Regione Puglia in collaborazione con la Faps – Federazione delle Associazioni pugliesi in Svizzera – che da anni salvaguarda e tutela gli interessi della collettività pugliese residente nella Confederazione.

Anche in America la pizzica e il vino rappresentano due elementi indissolubili soprattutto dopo i recenti concerti portati oltremare da gruppi pugliesi. Esibizioni a Pechino ed Amman di pizzica, comqunque si accompagnano a tanta allegria, spensieratezza, gioia, sano divertimento e un bicchier di vino.

Laboratori di pizziche a Martignano

I laboratori di pizziche, che hanno l’intento di far apprezzare e far conoscere a chi viene in visita nel Salento il linguaggio della musica popolare nei suoi vari aspetti, fanno parte del programma di accoglienza del Salento promosso dal comune di Lecce.

La Pizzica Salentina rappresenta le sonorità più vivaci e ricche della musica, affascinando soprattutto per il significato socio-culturale, e la proposta offerta da Martignano si articola in lezioni e seminari sulla danza o sulla tecnica base del tamburello.
In un mondo in cui la cultura popolare sta perdendo i suoi valori storici, tramite la danza popolare si ha la possibilità di tenere ancora viva questa memoria, perché dopo le lezioni vengono proiettati video tematici, dedicati al fenomeno del tarantismo nella storia e soprattutto la viva voce di alcuni anziani custodi di esperienze di vita, memoria storica di fatti ed eventi.

Da non dimenticare che a Martignano, nel pieno dell’estate salentina si tiene il rinomatissimo festival della Notte della Taranta come in altri comuni della Grecìa Salentina, in cui ballerini e musicisti si alterneranno sui palchi per vari giorni di balli a ritmo della taranta e della pizzica.
Attraverso la strutturazione di questo corso a Martignano, il piccolo comune della Grecìa Salentina, viene dunque offerta la possibilità di avvicinarsi alle coreografle ed ai ritmi della pizzica. Traspare, infatti, da questi laboratori di pizzica, il desiderio di fare emergere quel che di buono e di positivo alberga nell’animo dei salentini e che, nel ricordo del passato, può condurli verso un attuale riscatto morale mirante ad una globale rinascita socio-economica e culturale della comunità.

Ma i laboratori di pizzica a Martignano fanno anche di più. Conoscere la pizzica, non dovrebbe significare unicamente l’acquisizione della tecnica, ma anche conoscenza delle proprie funzioni cognitive, passando dal semplice concetto di allenamento a quello di formazione, cioè l’uso dell’immaginazione, dell’attenzione, della concentrazione, e anche il controllo delle emozioni.
Quando danzatori e danzatrici salentini si esibiscono e si impegnano nella danza tradizionale spesso possono aggiungere forme di rielaborazione della pizzica del tutto soggettive.

Talvolta dopo la lezione sulla pizzica, avviene una visita guidata nel territorio di Martignano, con anche la degustazione di prodotti tipici salentini. Oggi si cerca di portare la pizzica e le tradizioni salentine anche fuori dalla Puglia, per fa vivere usi, costumi e musica, anche per chi semplicemente ha voglia di conoscere e vedere qualcosa di nuovo che ha origini nel passato.

Comunicazione tra i corpi: emozione ed energia nella pizzica

La danza e la musica, hanno sempre accompagnato l’uomo sin dalla notte dei tempi. La danza rappresenta un linguaggio semplice e complesso a seconda dei contenuti, un linguaggio personale, privato, intimo che può anche sfuggire ad una completa comprensione.
Anticamente la danza offriva la possibilità di poter esprimere vitalità ed emozioni altrimenti non comunicabili, come il corteggiamento amoroso.

Oggi nella pizzica è rimasto questo antico rituale della comunicazione tra i corpi, anche se la pizzica non è più solo esperessione del corteggiamento, potendosi ballare anche tra persone dello stesso sesso, o tra familiari.

Un tempo la pizzica metteva una incredibile energia nell’espressione dei piedi sul terreno: energicamente venivano battuti con grandi rilievi psicologici, per rifarsi alle antiche credenze di scacciare il male da un corpo pizzicato appunto da una tarantola. Oggi i piedi vengono utilizzati senza eccessivi abbellimenti.
Nella gesticolazione di braccia, polsi e mani oggi (a differenza del passato) la pizzica inserisce una grande emozione: il danzatore deve conoscere non solo le proprie abilità fisiche ma anche e soprattutto le proprie abilità psicologiche, per poter comunicare col patner.
Il rapporto visivo tra i due ballerini è fondamentale, come il gioco di sguardi, fissi e impostati, a differenza di quanto avveniva un tempo.

La pizzica richiede un notevole impegno mentale, sentimentale ed emotivo, proprio perché è un ballo a due. Viene considerata spesso come un raffinato strumento per modificare la percezione di sé e del patner, e permette al corpo di far fluire e scaricare energia, rilassarsi ed esprimere stati d’animo.

L’orchestra nelle grandi manifestazioni di pizzica è composta da oltre venti elementi tra musicisti e cantanti per rendere ancor più comunicativa la danza, e suonano tamburelli, percussioni, batteria, fiati, chitarre, mandola, violini, violea, violoncelli, organetti e fisarmoniche.
La cosiddetta pizzica de core è un’espressione sostanzialmente inventata per indicare la pizzica cosiddetta “di corteggiamento”, ma in effetti è una danza del tutto assente nella tradizione salentina.

Il rapporto fra i partners durante la pizzica fa emergere, con tutte le sue implicazioni, la centralità della sensualità, permettendo di vivere il rapporto maschio-femmina o in linea con la morale dominante o in conflitto con essa. Nonostante ciò il coinvolgimento psicologico dei ballerini è sempre totale e significativo. Maschio e femmina si ritrovano uno di fronte all’altra, pur nei ruoli che la danza specificamente assegna loro, comunque in tutta la fisicità e con tutte le motivazioni psicologiche legate alle distinte identità sessuali.

Il vasto seguito della musica popolare

La  musica popolare supera le distinzioni di genere, traendo le proprie radici dalla musica accessibile a tutti,  mescolata alle esperienze colte degli anziani. Con musica popolare  si indicano quei generi musicali che affondano le proprie radici nelle tradizioni di una determinata popolazione in un certo ambito geografico e con un determinato patrimonio  culturale, come accade per la “pizzica” in Salento.
Il fenomeno della pizzica parte infatti dalla riscoperta e dalla valorizzazione della cultura salentina, riuscendo ad uscir fuori da una ristretta cerchia di ascoltatori locali, e facendosi largo tra i giovani.

Oltre 100.000 persone giungono ogni anno alla fine di agosto nel piccolo comune griko di Melpignano, in provincia di Lecce, per il concertone di chiusura del festival della Notte della Taranta. Il Festival della Notte della Taranta, l’evento più importante dell’estate pugliese costituisce senza dubbio uno dei fattori trainanti nella promozione del bacino turistico salentino.

La musica popolare è un raffinato strumento per permettere al corpo di scaricare energia, rilassarsi, esprimere stati d’animo. L’uomo cominciò a danzare in tempi antichissimi, danzò in relazione ai misteri della vita e della morte, per ingraziarsi le divinità, per festeggiare il raccolto, i matrimoni e le nascite, per liberarsi dai mali; e da allora ha continuato a ballare in mille modi e per mille motivi.

Grazie a suoni caldi e ritmici, che hanno dimostrato di avere alte qualità artistiche al pari degli altri generi musicali di larga diffusione, la pizzica oggi accoglie un vasto seguito anche tra anziani e bambini e viene ballata nelle case, alle feste, durante le sagre, nei locali, in occasione dei matrimoni e di altre celebrazioni.

Sarebbe bello poter scoprire in quali contesti e in quali forme si ballava la pizzica nei secoli precedenti perché il passato, in quanto espressione dei vari sistemi e riferimenti culturali presenti  nei nostri avi, è una ricchezza dell’umanità ed un patrimonio da tutelare.

La musica popolare tende ad essere strettamente legata  ad almeno due altri aspetti culturali di natura regionale: gli strumenti musicali con cui è eseguita e i balli che la accompagnano.
Molto spesso ci si chiede se la pizzica   può essere ancora un ballo scatenante e liberatorio…
La pizzica non è oggi solo un ballo: è un emblema, un forte richiamo, una griffe, una sorta di nuovo mito culturale che crea moda, spettacolo, turismo, mercato editoriale e musicale.
E forse è comunque ancora quello strumento di comunicazione che può essere più facilmente accettato nell’ambito di una comunità; forse è solo l’antica e suggestiva musica popolare del Salento.

In ogni caso le sonorità calde e solari proposte dalla musica popolare non hanno nulla da invidiare alla più conosciuta musica commerciale.

La conoscenza, e la pratica, della danza etnica: la pizzica

Porsi la questione della conoscenza, della pratica e della tutela del patrimonio culturale salentino vuol dire innanzitutto conoscerlo bene.

Definire in modo completo cosa si intenda per patrimonio culturale di un popolo non è semplice e ancora oggi non si è riusciti ad individuare una definizione esaustiva. Il patrimonio culturale può essere considerato come l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono un popolo. Esso non comprende solo l’arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i valori, le tradizioni e le credenze.
In questo contesto, anche la danza rientra nel patrimonio culturale.

Una ricerca sulle antiche e suggestive feste popolari di un tempo permette senza dubbio di studiare la danza etnica, all’insegna della riscoperta delle antiche tradizioni locali
Da sempre le antiche danze sono legate a feste campestri, alla pigiatura dell’uva,alla mietitura del grano, alle feste patronali, alle divinità pagane, ai rituali d’iniziazione, alle danze di guerra. In Salento l’antica danza è legata al pizzico della tarantola dal quale si guariva solo grazie all’ausilio della musica detta “pizzica”.
Il rito terapeutico si svolgeva allora con l’aiuto della musica, e i tarantati, ipnotizzati dal ritmo musicale, entravano in uno stato di incoscienza e ballavano fino a cadere stremati, portando alla morte la tarantola.

Per secoli il fenomeno ha “intrigato” molti medici e studiosi i quali, giungevano in Puglia per constatare di persona il fenomeno: la cura delle malattie attraverso la musica e la danza ha sempre destato vivo interesse, perché significa percorrere strade diverse dalla medicina ufficiale, le strade della bio-energetica, come vengono definite.

La pizzica prevede movimenti come rotazioni su se stessi, brevi avvicinamenti confidenziali, giri legati e “mosse” con chiaro riferimento al corteggiamento.
In alcune zone si pratica la forma duellata della pizzica, riservata però solo agli uomini: è detta pizzica scherma e prevede molti modi diversi di schermare, con lo scopo di radunare nelle piazze migliaia di persone trascinate dal suono del tamburello ed ipnotizzate dal ritmo incalzante delle ballate.

Durante le ballate della pizzica, numerosi e vari sono gli strumenti utilizzati come il tamburello lo strumento più rappresentativo della cultura musicale salentina, il violino strumento terapeutico per i morsi della taranta, la chitarra strumento di accompagnamento in tutte le forme musicali, le classiche nacchere, l’antica armonica a bocca, e ancora flauto e mandolino.

La pizzica a Napoli

La pizzica potrebbe rappresentare per il Salento quello che la tarantella rappresenta per Napoli: questa forma musicale che trova le proprie origini nei campi è diventata il simobolo di una Terra che stava per essere dimenticata.

La tarantella di Napoli conserva oggi una tradizione viva, assidua ed autentica del ballo: sono infatti in corso processi di profonda trasformazione delle forme tradizionali, per i radicali mutamenti dei modelli di vita nelle comunità attuali. La maggior parte dei repertori di tarantella consiste in balli di coppia non necessariamente uomo-donna, ed esistono forme a quattro persone, in cerchio e processionali; da questo punto di vista dunque ricorda molto la pizzica.

Come la tarantella napoletana, la pizzica salentina ha giovani praticanti che sostengono questa musica con passione. Oggi il ritmo, la musica ed i colori della Pizzica Pizzica in tutte le sue forme, sono stati ripresi con successo dalle fasce giovanili, tralasciandone l’aspetto religioso e superstizioso, vivendo di vita propria e valicando i confini salentini. La Notte della Taranta è la principale manifestazione di valorizzazione della pizzica e di promozione del territorio perché questo festival consente ai turisti di conoscere il Salento.

La notte della Taranta

Negli ultimi anni si assiste ad una entusiasta riscoperta del valore dei balli tradizionali.
Ma a volte, in assenza di validi esperti, di studi specifici e di documenti visivi, si tende a fare di balli dalle antichi tradizioni, dei balletti moderni e folkloristici che svuotano di funzioni proprie il ballo e vi aggiungono forme e finalità nuove.

Le origini dei due generi musicali, pizzica e tarantella, sono comuni.
Talvolta sembra non esserci più nessun dubbio che il termine “tarantella” sia il semplice diminutivo di “taranta”, parola che in quasi tutti i dialetti meridionali indica il ragno “tarantola”. Il nome del ballo dunque conduce direttamente al rituale di terapia del tarantismo, in cui la persona pizzicata dalla tarantola poteva guarire solo se sottoposta a suoni particolari, nell’intimità della propria camera da letto, per cui cominciava a danzare freneticamente per scacciare il veleno.
Le prime fonti che parlano di tarantella risalgono, secondo le conoscenze attuali , al XVII secolo e sono fonti musicali legate alla cura del morso della tarantola; ben più antiche sono le trattazioni mediche sul fenomeno epidemico e terapeurico.
Viene dunque meno il luogo comune per cui la danza popolare come una pizzica o una tarantella, sia essenzialmente una danza erotica e di corteggiamento.

Nei mesi estivi si assiste spostamenti di giovani, che si recano al sud per immergersi in pizziche e tarantelle di massa. Così per molti giovani, pieni di entusiasmo e di voglia di conoscere le danze e le tradizioni meridionali, hanno per modello di riferimento altri coetanei, e le danze si propagano portando avanti tradizioni antiche.

La pizzica e il dio Dioniso

La pizzica appartiene a quel filone di danze tipiche dell’Italia meridionale dalle origini molto antiche, nati come pratiche relative al culto ed alla venerazione del dio Dioniso.

La prima ipotesi che vede le persone morse da una tarantola essere in grado di guarire ballando, risale al cosiddetto dionisimo; si deve pensare che il Salento era una terra costantemente sotto l’influenza della Grecia e che, ancora oggi, ospita una comunità di minoranza linguistica detta Grecìa salentina.

Questo dio anticamente era molto presente nell’Italia meridionale ed in particolare nella penisola salentina. Moriva ogni inverno per rinascere in primavera, quando durante i festeggiamenti in onore del dio le popolazioni si lasciavano andare pubblicamente a comportamenti sfrenati e licenziosi, aiutati dal vino (Dioniso a Roma era identificato appunto con Bacco) e a questi balli.

Il periodo d’insorgenza del male nelle popolazioni, andava da maggio ad agosto, cioè nel periodo del ciclo della primavera e del raccolto; anticamente si riteneva che proprio in questo periodo le donne, che nelle campagne raccoglievano le spighe da terra, fossero le più facilmente attaccabili dal morso della tarantola. In questo contesto si colloca la presenza del dio Dioniso nel Salento.

Per i greci Dioniso era il dio del vino che insegnò ai mortali la viticoltura e la vinificazione; sposo della dea egiziana Iside, con lei si dedicò ad un’importante opera di civilizzazione: insegnare all’uomo a coltivare la vite mettendo fine all’antropofagia che affliggeva il popolo affamato.
Figlio di Zeus, unico dio che ha una madre mortale, Dioniso venne spesso raffigurato anche come dio della vegetazione, con un corno per bere.

Col tempo, Dioniso divenne famoso anche come dio del benessere e della civiltà e come dio della gioia e dell’allegria. Gli si attribuiva l’arte divinatoria e la proprietà di guarire i mali.
Dioniso oltre che all’uva è anche legato alle olive e alla frutta, come ricorda la leggenda secondo la quale si innamorò di Arianna, figlia del tiranno di Creta e la trasformò in una dea donandole in dote un bel bagaglio di frutta, uva, fichi, olive.

La pizzica quindi in principio, era un vero e proprio rito pagano legato al culto greco del dio Dioniso, dio liberatore dell’energia vitale.

L’uso dei racconti del passato è d’obbligo per spiegare i rapporti tra il dio e la pizzica: dopo il morso della tarantola, la persona cadeva in uno stato di inerzia dal quale riusciva a risvegliarla solo la musica; la persona danzava e musicisti specializzati per lei suonavano fino a quando non riusciva a annullare l’effetto del veleno e intanto danzava, si faceva ragno, lo imitava, strisciava al suolo o camminava carponi, s’arrampicava, saltava, liberandosi e sfrenandosi, occupando un proprio spazio da protagonista, anche attraverso la malattia.

Molte scuole di danza ancora oggi dedicano un’attenzione particolare alla pizzica e al dio Dioniso, con corsi quotidiani accompagnati dal tamburello dal vivo, per tutti i livelli compresi corsi specifici per bambini, e stages di ritmica della pizzica, di pedagogia della pizzica, di formazione per insegnanti, di teoria della pizzica, del canto della pizzica. E delle leggende su Dioniso, dio dell’irrazionalità e dell’ebbrezza.

San Paolo e i tarantolati

Per secoli il fenomeno del “tarantismo”, risultato da un mix di musica, danza e colori, ha svolto una vera e propria funzione terapeutica contro il morso della taranta; luoghi ed immagini sono andati col tempo modificandosi e, al ragno, alla tarantola, si è sovrapposta l’immagine esorcizzante di San Paolo, e della piccola cappella sconsacrata, a lui dedicata, sita nella città di Galatina.

La guarigione dal morso della tarantola aveva il suo scenario rituale nella dimora del tarantato, per lo più la sua camera da letto, con la musica e con la danza. Il tarantato, colui che era stato morso, diventava danzando il ragno che lo aveva morso, e al tempo stesso lo calpestva danzando sfrenatamente: questa valenza d’identificazione costituiva il carattere fondamentale del tarantismo, cioè l’uso della musica come cura.
Ma la chiesa voleva avere la sua influenza politica e culturale anche su questo, e contrappose la cappella di San Paolo a Galatina e il pozzo d’acqua miracolosa presso la cappella. Era una chiesetta posta in una stradina laterale della grande piazza centrale della cittadina, dedicata proprio a quel San Paolo che era stato, nella sua vita, assalito da un serpente ma era riuscito a liberarsene senza essere morso.

Confrontando i documenti del passato con i gesti delle danze, si nota come l’ atteggiamento antico delle cure tradizionali a domicilio non finirono; ad esse semplicemente si aggiunse il pellegrinaggio verso l’acqua miracolosa per ringraziare il santo.
La musica e il raccomandarsi a San Paolo determinava la guarigione. Per questo, la persona che era stata morsa dal ragno, in corrispondenza della festa del santo, il 29 giugno, ricadeva sotto l’effetto del veleno e dopo il compimento cura doveva recarsi nuovamente in pellegrinaggio al santuario di Galatina.

E’ difficile oggi dire quali erano le pizziche eseguite realmente all’epoca in cui san Paolo guariva i tarantolati. E’ difficile ancor di più fare un elenco delle differenze tra la forma ludica e quella terapeutica. E così, in Salento, tra le lunghe spiagge di finissima sabbia, piccole ed affascinanti insenature o anfratti protetti, e alte pareti rocciose che si ergono sul mare tra una fitta vegetazione, la pizzica è ancora viva.
Non esiste più il ringraziamento a San Paolo, ma nuove forme di pizzica, questa volta espressione soltanto musicale, che sono presenti con centinaia di gruppi che recuperano gli antichi canti e ne fanno repertorio di grande raffinatezza e qualità.

La pizzica portata alla Santa Sede

Il lavoro breve ma scrupoloso, di un intero istituto scolastico di Gallipoli, animato da uno slancio affettuosamente nostalgico per il Salento e le sue tradizioni, attraverso un’approfondita ricerca ha proposto di far rivivere alcune manifestazioni folkloristiche, che hanno perso la loro carica simbolica, proprio alla Santa Sede.
La cultura e le tradizioni salentine sono state le protagoniste di una udienza tenutasi nella Santa Sede, alla presenza di Sua Santità Benedetto XVI, nel dicembre del 2010.

In Italia la musica popolare tradizionale ha ancora un ruolo importante e un vasto seguito, sebbene sia diffusa attraverso canali che solo in rari casi coincidono con quelli della grande distribuzione.
La pizzica è nota principalmente attraverso il ballo a cui è legata e difficilmente ha visibilità al di fuori delle feste e sagre di paese; ma la musica e la danza della pizzica sono diventate un segno di riconoscimento e di recuperata identità dei giovani salentini sino a propagarsi in tutta l’Italia e persino oltre i confini nazionali negli ambienti della musica mondiale.

Gallipoli
Gallipoli

I ragazzi gallipolini, che si sono esibiti davanti al papa nel tradizionale ballo salentino, la “pizzica”, hanno suonato e ballato anche a festival di arte di strada e alle feste popolari nazionali e internazionali con la finalità di diffondere la cultura di questa danza popolare nazionale.
Il ballo della pizzica è diventato un’icona di un movimento più vasto che va ben oltre la passione per la danza popolare. Inoltre, non essendo un ballo di natura strettamente amorosa e di corteggiamento, prevede molte performance che in altre occasioni non sono adattabili: la pizzica, come è noto, si ballava infatti in occasione di feste familari ed in tali momenti era molto probabile danzare tra parenti molto stretti, o tra persone tra le quali intercorreva una grande differenza d’età.
Dunque l’importante performance al cospetto del Papa, era particolrmente indicata.

Per il popolo del Salento, la pizzica è ancora un momento di incontro, di condivisione delle emozioni, dei problemi e dei ruoli comuni, si danza portati dalle emozioni e dai sentimenti, nel rapporto che unisce gli uni agli altri: in qualsiasi danza collettiva, come è la pizzica a due, circondata da una ronda, il sentimento e la passione per la pura danza si rinnovano ogni volta che la musica fa muovere un piede.

Attraverso la danza e la musica, due delle arti più antiche al mondo, due espressioni universali dell’uomo, quindi, il Salento riesce a parlare di sé e a farsi capire anche al di fuori dei suoi confini territoriali, riuscendo a coinvolgere inaspettatamente anche il Papa.

Ruoli e sessi nella pizzica

Dopo il morso della tarantola, anticamente si notava che la persona appariva in uno stato di trance senza alcuna reazione; ma un ballo durante la suonata di alcuni strumenti tra cui il tamburello, stimolava la persona morsicata dal ragno e avveniva la guarigione.

Attualmente la pizzica rappresenta una tradizione tipica salentina, anche se in origine quindi apparteneva ad un’area più estesa e veniva chiamata “pizzica pizzica” e riferita a musiche e danze di guarigione. A dire il vero, i confini del Salento sono stati ampiamente scavalcati, come a riconoscere la popolarità di un ballo che dilaga in Italia con un numero sempre maggiore di appassionati.

Oggi l’antica danza ha perso quasi del tutto il ruolo terapeutico e si svolge in due: i patner si trovano ad essere legati dal ritmo e dal movimento e il legame che si stabilisce tra loro è di tipo ancestrale ed affonda la sue radici anche nel comportamento amoroso. Ma se si pensa che la pizzica si ballava soprattutto in raduni familiari, e il ballo poteva avvenire tra un fratello ed una sorella o tra il nonno e la nipotina, si comprende che la pizzica non è solo comportamento amoroso. La pizzica può essere ballata anche tra due uomini ma in questo caso, più che un momento di divertimento o di apprendimento dei passi, la pizzica diventa competizione, ed il ballo diventa allora un momento di sfida in cui ci si confronta, esibendo doti di agilità, creatività e prestanza fisica.

In ogni caso, danzare insieme la pizzica è un’esperienza affascinante e un’occasione per riscoprire un canale di comunicazione verso gli altri. Nella danza con un patner, la propria persona dev’essere in armonia con l’altra, deve sentirsi una proiezione di energie verso il patner, cosicchè la danza a due diventa una forma di conoscenza, non solo del proprio corpo ma anche di quello del patner.
Quando la pizzica diventa anche sensualità, la donna esprime la propria femminilità anche indossando ampie gonne e ampi foulard, mantenendo i capelli sciolti, avvicinandosi all’uomo e allontanandosene, invitandolo con lo sguardo e movimentando la danza.
La pizzica è sena dubbio un ballo che richiede un ruolo, da parte dell’uomo, di forza e virilità, con movimenti marcati e decisi.

La pizzica insomma, è un incontro tra due persone, ha bisogno di condivisione, è una danza intima e sensuale ma anche di gioco e di relazione, che ha bisogno dell’uomo e della donna ma non solo. Si può dire che talvolta l’uomo mette in risalto le qualità della donna in una stretta intimità, e talvolta prevale la competizione oppure il puro divertimento.

Tramandare culture e tradizioni: la pizzica

Nel tempo l’uomo ha sviluppato forme di danza sempre più complesse, accompagnate da vari strumenti musicali, a cominciare da 40.000 anni fa con i primi oggetti bucati artificialmente, mentre i primi flauti, tubi in osso con buchi per le dita, comparvero solo 25.000 anni fa.

Il Salento vanta un notevole patrimonio storico, artistico e architettonico di antichi popoli che hanno lasciato forme e testimonianze della musica (e non solo) fin dalla preistoria; il trionfo di arte e architettura, visibile soprattutto nel barocco leccese, con le sue innumerevoli espressioni, si affianca al trionfo della cultura della pizzica cioè il trionfo della più autentica tradizione spontanea.

La cosiddetta pizzica pizzica (che come termine compare alla fine del 1700) resta un termine per indicare un ballo vivace di coppia, legato senza dubbio al rituale di scacciare gli effetti negativi dovuti al morso della tarantola, anche se oggi la pratica nelle forme originali del ballo è quasi del tutto estinta.
La cura dei disagi psichici o fisici attraverso la musica e la danza ha sempre destato vivo interesse, perché significa percorrere strade diverse dalla medicina ufficiale e ammettere l’esistenza di una pluralità di metodi curativi, come oggi numerosi testi e alcuni film del grande schermo testimoniano.

C’è da ricordare che tutte le danze sono l’espressione della storia e della cultura di un popolo. Per la pizzica, musiche e coreografie si sono sviluppate attraverso il tempo, e si sono tramandate attraverso le generazioni come le storie e le leggende, modificandone il reale antico significato. Oggi non si balla più per scacciare la tarantola, ma per il puro piacere dei corpi e delle anime che nella danza stanno comunicando.

Una zona del Salento possiede un patrimonio culturale, musicale, storico e artistico straordinario, nei Comuni di Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino; sono i paesi che che costituiscono l’ Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, il bacino turistico culturale più noto del Salento, ove si svolgono per tutta l’estate, le feste dedicate al ballo della Taranta. I comuni dell’ Unione condividono la cultura e la lingua, e la passione per la danza e sono impegnati nelle attività di ricerca, riproposizione, valorizzazione e interpretazione “creativa” della musica e della danza di tradizione del Salento leccese.

I giovani dei comuni dell’Unione, con la unanime coscienza di sentire propria l’eredità della musica popolare, appresa direttamente nelle proprie case, hanno spesso la grande passione di suonarla, di tramandarla e di divulgarla.
L’orchestra che fornisce il contributo principale maggiore, oramai è stata su palcoscenici anche molto prestigiosi come Pechino, Roma, Bologna, Venezia, Amman e Duisburg, a testimonianza che il l recupero e la valorizzazione della pizzica salentina vale davvero la pena.