La permanenza della minoranza di lingua greca nel Salento è uno degli esempi di quanto questa regione abbia saputo conservare, a dispetto di tutte le pressioni e le spinte colturali, tratti caratteristici di antiche tradizioni culturali. Le origini della parlata greca in Salento, che oggi si sviluppa in un territorio circoscritto di circa 30 mila persone, sono molto discusse.
Alcuni studiosi lo fanno risalire all’antica presenza dei coloni greci nel territorio, mentre altri ne identificano la nascita e la diffusione intorno al decimo undicesimo secolo, quando i bizantini conquistarono ampi territori dell’Italia Meridionale sottraendoli all’influenza longobarda ed araba.
Al seguito dei bizantini si diffusero sul territorio anche i culti legati ai santi orientali, ancora oggi venerati in molti paesi, e, fino almeno alla metà del 1500 la convivenza tra i culti ortodossi e cattolici sarà abbastanza armoniosa, contribuendo alla diffusione ed alla conservazione del greco utilizzato durante le funzioni religiose ortodosse.
Gradualmente, con la soppressione del rito ortodosso, e con la tendenza della popolazione, soprattutto benestante, ad usare la lingua italiana invece del dialetto greco, considerato retaggio di una cultura arretrata e di appartenenza alle classi sociali più umili, il griko ridurrà la sua area di influenza a non più di una ventina di paesi.
E’ importante sottolineare che si tratta di una lingua che ha lasciato poche tracce scritte, e che quindi nel corso del suo sviluppo si è fortemente contaminata con la lingua italiana. Tuttavia la sua presenza è ancora viva e suggestiva in molti canti e stornelli, in proverbi ed in espressioni linguistiche, che oggi vengono trattate con estremo riguardo dagli studiosi ed anche dalle autorità locali per conservarne il prezioso patrimonio storico e culturale che rappresenta.