Sarà solo agli albori degli anni ’60 che, dopo quasi 4 secoli di studi e di interesse più o meno approfondito, ci sarà una prima interpretazione corretta e verosimile di tutti i significati che portava con se il fenomeno delle tarantolate, ed il suo stretto connubio con la musica avente funzione esorcizzante, con il ballo.
Ed anche con la condizione psico patologica che sembrava inspiegabilmente colpire alcune donne nei territori dell’Italia Meridionale ed in Salento in particolare, dove la tradizione delle tarantolate aveva addirittura un momento culminante nel rito che si tiene ogni anno a Galatina, in provincia di Lecce, il 29 giugno.
Ernesto De Martino sarà l’antropologo che per primo infatti riuscirà, in un famoso libro uscito nel 1959, “La terra del Rimorso”, ad offrire un quadro generale esplicativo di tutte le componenti in gioco in questo antichissimo fenomeno culturale.
Secondo lo studioso, il morso della tarantola, ed il ballo esorcizzante che serviva ad arrestare l’influsso del veleno nel corpo poteva essere spiegato come una forma di risposta, giocata sul piano dell’irrazionale ad una condizione di profonda oppressione culturale e sociale.
Non a caso il ragno sembrava infatti colpire prevalentemente le donne, che subivano profondamente e doppiamente tale oppressione, perchè di una classe sociale subalterna, e perchè donne.
De Martino scopre attraverso interviste e ricerche, che molte donne colpite dalla tarantola avevano un percorso di vita segnato da profonde crisi personali, dall’impossibilità di seguire il proprio desiderio in amore, al fatto di essere relegate ad una condizione di inferiorità, e che forse la sublimazione nel rito magico ha permesso a molte di loro di evitare forme di malattia psichica e neurologica anche molto gravi.