Dopo aver girato una serie di cortometraggi e di documentari sulla cultura salentina, Edoardo Wespeare gira questa pellicola autofinanziandosi per parlare di questa fetta di cultura sconosciuta ai più, specialmente al pubblico straniero. Fino all’arrivo di questo film, l’estero conosceva molto di queste danze e della storia che esse danzavano.
Il pubblico d’oltralpe apprezzerà molto questo racconto perdonando alcune incongruenze nelle sceneggiatura totalmente sovrastate da un gruppo di attori non professionisti ma di una bravura eccezionale che si muovono davanti a luoghi e paesaggi poco utilizzati nel cinema italiano ed internazionale.
Pizzicata è il primo e vero film che narra di questo complesso fenomeno socio-culturale che appartiene alla terra del Salento: la pizzica. Edoardo Winspeare ne parla con cognizione di causa, a discapito di un cognome che lo fa apparire anni luce lontano dalla terra degli ulivi e delle uve. Parla del fenomeno del tarantismo, manifestazione di una realtà popolare che ha attirato l’attenzione di studiosi e etnologi. Questa è la prima volta che si cerca di raccontarlo con le immagini, di portarlo sul grande schermo. “Il tarantismo è molto, molto complesso ed è difficile da sintetizzare – racconta Winspeare – quello che posso dire per quello che riguarda la mia esperienza, il tarantismo come sofferenza è morto: non c’è più S. Paolo, però la taranta vive… la taranta vive come urlo di gioia, come grido anarchico di libertà, come festa, come comunione, come sballo, trance naturale, senza bisogno di pastiglie e droghe varie, e questo è tutto positivo. Da noi ha rappresentato anche una riappropriazione dell’identità, della propria coscienza in maniera per niente nazionalista”.
Se oggi la cultura salentina ha attirato l’attenzione di giovani italiani e stranieri, è anche grazie a queste iniziative, al coraggio di alcuni artisti che hanno avuto l’audacia dell’andare contro corrente investendo soldi, energie e creatività su un film che narra di storie vere ma che, forse, non riempiranno mai il botteghino ma che arrivano diritte alla gente e fanno esplodere la passione. Di pizzica se ne parla dappertutto: nei mercati, nei bar, dal calzolaio e con il vicino di casa. Adesso anche su internet, nuovo e impensabile mezzo per tramandare la cultura di un tempo portando in auge una terra, quella del Salento, spesso dimenticata nella solitudine del suo tacco.
Siamo verso la fine della seconda Guerra Mondiale e Tony Morciano, un giovane pilota americano, sta pilotando un aereo da ricognizione in volo nel cielo salentino. “Ho deciso di ambientare Pizzicata nel ’43 perché a mio avviso – confessa Winspeare – quell’anno era l’inizio della fine di una cultura, quella contadina non ancora contaminata, o meglio: era stata nei secoli contaminata dai Greci, dai Turchi, dagli Spagnoli, ma era un altro tipo di contaminazione. Fino agli anni ’40 era tutto più chiaro, anche negli aspetti negativi: la condizione della donna era più difficile, c’erano i poveri, i ricchi, il podestà, quindi volevo anche caratterizzare i personaggi in maniera netta.”
Abbattuto da una contraerea tedesca, Tony si lancia con il paracadute rimanendo impigliato tra i rami di un albero. Fortuna vuole che un agricoltore del luogo, al lavoro nei campi, lo vede e corre ad aiutarlo, aiutato dalle figlie l’uomo fa di tutto per aiutarlo di nascosto. Una delle figlie, già promessa sposa ad un altro, si innamora dell’aviatore americano ma non può averlo. Questa verrà morsa misteriosamente da una tarantola che le permetterà di sfuggire alla sua triste realtà per almeno qualche giorno, esattamente come avevano fatto le sue ave e le donne che erano venute prima di lei. Donne sottomesse alla legge patriarcale e ancora non padrone della propria vita e dei propri sentimenti.